[Mo Dao Zu Shi] Subire

Status:

Info:

Trama & Note:

I corpi discepoli che li avevano seguiti in quella missione giacevano privi di vita, ammassati contro le mura sudice di quell'avamposto dei Cani Wen.
Erano stati sorpresi nel cuore della notte da un attacco inaspettato e Nie Mingjue non poteva far niente se non incolparsi per essere stato così incosciente da dare per scontato di trovarsi al sicuro in quelle ore notturne, in un territorio così vicino a quello di Gusu.

«"Se solo non l'avessi costretto a venire con me".»

I corpi discepoli che li avevano seguiti in quella missione giacevano privi di vita, ammassati contro le mura sudice di quell'avamposto dei Cani Wen.

Erano stati sorpresi nel cuore della notte da un attacco inaspettato e Nie Mingjue non poteva far niente se non incolparsi per essere stato così incosciente da dare per scontato di trovarsi al sicuro in quelle ore notturne, in un territorio così vicino a quello di Gusu.

Si era ribellato ovviamente e si era ritrovato a dover guidare i suoi discepoli in una strenua difesa che si era conclusa in un'amara sconfitta. Prima che accadesse, era riuscito ad uccidere parecchi Cani Wen ed era arrivato addirittura a convincersi che sarebbero riusciti a sterminarli tutti nonostante l'inferiorità numerica, ma quando l'urlo familiare di Nie Huaisang era giunto alle sue orecchie, la sua concentrazione era venuta meno... il tanto che bastava a quei bastardi per sopraffarlo.

"Se solo l'avessi fatto allenare di più. Se solo gli avessi impedito di circondarsi di ventagli per spingerlo verso la più onorevole via delle sciabole e delle lame. Se solo...", ipotesi su ipotesi di una vita che non poteva essere riscritta ma che, alla luce di ciò che stava accadendo, si trasformarono in un disperato: "Se solo non l'avessi costretto a venire con me".

Perché se Huaisang si trovava lontano dalla sicurezza della loro dimora era solo a causa sua e se stava patendo quelle sofferenze e vessazioni, la colpa non doveva ricadere sulla sua inettitudine come coltivatore, ma su Mingjue che non era stato in grado di proteggerlo nel momento del bisogno.

Poteva gridare, appellarsi agli Dei e maledire intere generazioni di Coltivatori, cercare di liberarsi da quelle fredde manette che gli impedivano di muoversi liberamente… ma alla fine quella sua rabbia sembrava non essere abbastanza forte da cancellare i singhiozzi di Huaisang per ciò che era costretto a subire. Non poteva coprire le sue suppliche e i gemiti di dolore, né sembrava essere capace di fermare quei Cani Wen dal continuare ad accanirsi sul corpo delicato di suo fratello minore.

Era così esile, pallido di carnagione e con le mani morbide e prive di calli, più abituate a stringere dei ventagli che l'elsa di una sciabola o di qualsiasi altra arma. Mani che in quel momento venivano spinte sui membri eretti di quei bastardi, costringendolo in gesti osceni e lascivi.

Huaisang si era ribellato, aveva cercato di liberarsi e di rifiutare quei maledetti che con la forza si stavano imponendo sul suo corpo, ma quando lo avevano minacciato di uccidere lo stesso Mingjue si era arreso.

Aveva valutato di più la vita di Mingjue che la sua virtù. E quello Mingjue non poteva sopportarlo.

Li avrebbe uccisi e avrebbe lavato nel sangue l'onta rivolta alla sua famiglia, di quello ne era certo, ma non poteva fare a meno di chiedersi quanto di Huaisang sarebbe rimasto dopo quella violenza. Quanto di quel ragazzo, innocente e più versato nelle belle arti che in quelle belliche, sarebbe sopravvissuto?

Note Conclusive:

//